Il 21 Agosto sarò in viaggio, quindi non potrò postare un articolo che per me è essenziale. Lo faccio un po’ in anticipo.
Il 21 Agosto del 2012, circa un anno fa, si spegneva Sergio Toppi, una delle più grandi mani del fumetto mondiale. Non italiano, mondiale. E non lo dico io dal mio blog sperduto nell’oceano di internet, lo dice lui a 7:00 :
Frank Miller pone Sergio Toppi sullo stesso livello di Moebius (altro gigante del fumetto venuto a mancare nel 2012), prendendoli entrambi come esempio del fumetto europeo a cui si è ispirato, definendoli “blinding” (“accecanti”) e “amazing” (“fantastici”).
Io ho conosciuto Toppi sulle pagine del Giornalino e sugli inserti didattici che uscivano in allegato. Avevo dieci o undici anni, cominciavo allora a leggere fumetti più lunghi di qualche pagina e non avevo ancora scoperto Corto Maltese di Hugo Pratt. Mi ritrovavo di fronte queste illustrazioni di grandi guerrieri, di uomini leggendari che sembravano scolpiti nel legno e ne restavo affascinato, anche se non capivo perché avessero un colorito così violaceo.
Oltre alle illustrazioni storiche, che davvero mi hanno fatto viaggiare tra lanzichenecchi e mammelucchi, alcuni fumetti usciti negli anni mi hanno segnato: con il Giornalino ci sono stati Federico II di Svevia, Archimede, Gengis Khan e una versione di Sandokan che mi commuove; altre pubblicazioni che ho letto sono state L’uomo del Messico, Il collezionista, Sharaz-De, su cui per la prima volta ho visto i suoi acquerelli incommensurabili, e molte storie brevi di altissima qualità. Questo autore mi sta tanto a cuore che non ho potuto non utilizzare una sua illustrazione come sfondo di una pagina di questo sito.
Tra i vari tributi che gli sono stati dati prima e dopo la sua morte, senza citare le numerose mostre e volumi a lui dedicati, ho voluto riprendere quelli che provengono dalla rete.
Questo articolo di Conversazionisulfumetto, uscito poco prima della sua morte e intitolato L’ultimo dei grandi, è una discussione che partendo da un pensiero su Toppi delinea una sorta di canone del fumetto italiano.
Questo invece è un tributo, dallo stesso sito, dopo la sua morte, che cattura una caratteristica del suo stile definendolo: << la quintessenza del virtuosismo intelligente: priva di qualsiasi audacia meramente muscolare>>.
In questo sito invece fu organizzata una seri di illustrazioni in suo onore appena dopo la sua scomparsa, tra le quali vorrei almeno segnalare questa:
Infine, mi piace soprattutto il ricordo che ne danno Tito Faraci ed il suo ospite Luca Enoch in questo episodio di Tizzoni d’Inferno (circa a un quarto della trasmissione), ed in particolare una frase di Michele Medda che Faraci cita ed il ritratto che ne delinea Enoch: “genio e regolatezza“; tanto le sue pagine ispiravano un senso di grandezza abissale, l’aura delle leggende e dei secoli, tanto Sergio Toppi era placido, mansueto, perfino minuto. Il carattere che imprimeva alla sua opera era talmente forte, talmente ammaliante e possente, che, come anche tutti gli altri tributi che ho riunito dimostrano, non si poteva fare a meno di immaginarsi un autore altrettanto epico e imponente, quando in realtà non era niente di tutto questo. Toppi era un uomo normale, educato, non lo avresti neanche notato, se ti fosse passato vicino. Era la sua opera a renderlo un colosso, un gigante.
Insomma, quello che volevo dire era semplicemente: <<Grazie, Maestro.>>